Modellare il legno con amore viscerale

Giuseppe Frazzetto

pubblicato su: Giornale "Espresso Sera" di Catania, 3 dicembre 1982 autore: Giuseppe Frazzetto

Salvatore Rizzuti all'”Arte Club”

S’è inaugurata presso la galleria “Arte Club” di piazza Grenoble una personale dello scultore palermitano Salvatore Rizzuti, docente presso la cattedra di Scultura dell’Accademia di Belle Arti di Palermo. Rizzuti, ancora molto giovane, si presenta con un folto gruppo di opere di vario formato e di varia ispirazione, unite dal comune denominatore d’un amore viscerale per una materia (il legno) che raramente è entrata a far parte delle predilezioni novecentesche. C’è in realtà, un altro palese comune denominatore fra le opere presentate in mostra: una valentia tecnica che, pure se visibilmente non accademica e “non regolare”, s’impone don la nativa forza dei talenti spontanei.
Rizzuti, infatti, è un esempio di scultura istintuale e “selvaggia”, poco incline alla inflessione corrosiva dell’avanguardia, e teso piuttosto alla resa tumultuosa d’un plasticismo commosso ed agitato. Con ciò non si vuole certo dire che la scultura di Rizzuti sia ingenua: e basterebbe a dimostrarlo la visione del gruppo “Vespro siciliano” (che s’impone con la sua massiccia presenza a chi entri in galleria, e che suscita la curiosità dei passanti anche non appassionati d’arte), così profondamente intrisa di sollecitazioni culturali, fra cui particolarmente palesi quelle di Manzù e, soprattutto, di Tadini. O basterebbe analizzare le contorsioni spaziali del “Guerriero” (altra massiccia presenza), sorta di sincretica unione della mobilità boccioniana con l’ironica e tagliente vena di un Ceroli.
La personalità di Rizzuti, febbrilmente orientata verso la ricerca, si rivela comunque più compiutamente nei lavori di piccolo formato, di più spontanea e delicata fattura. In questi piccoli lavori (in legno, bronzo o terracotta) si può cogliere un intento fra il Simbolismo e la Secessione, reso manifesto dall’attenzione allo sviluppo curvilineo delle linee e dalla pacata, ma spesso tragica, deformazione dei volti e delle figure.

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