Salvatore Rizzuti o, se preferite, Totò Rizzuti

Salvatore Alessandro Turturici

pubblicato su: Catalogo della mostra permanente delle trentatré opere donate al Museo Civico di Caltabellotta, autore: Salvatore Alessandro Turturici

Salvatore Rizzuti è Totò Rizzuti. A Caltabellotta tutti lo chiamiamo così, con un certo compiacimento che sottolinea l’affetto per l’uomo e la stima per l’artista. È gratificante poter chiamare il prof. Rizzuti, docente accademico, illustre scultore, con l’intimità che solitamente si riserva agli amici. È una confidenza, tra l’altro corrisposta, che tradisce un certo orgoglio e perfino un po’ di sano campanilismo, come quando ci vantiamo con i forestieri per la millenaria storia di Caltabellotta.
Ecco, parliamo di Totò come parliamo del famoso pizzo roccioso, dell’aria fine e di altre indubbie bellezze della nostra terra, le stesse cantate da poeti, scrittori, storici, studiosi e viaggiatori di ogni tempo. Nel vezzeggiativo Totò, dunque, possiamo ritrovare la radice più profonda di un sentire l’uomo e l’artista quasi fosse il nostro Totò, cioè uno di noi, uno tra i più intimi. Non solo, nell’uomo e nel suo operato riusciamo ad intuire un valore speciale, quasi una ricchezza territoriale, similmente a quanto avviene per altre risorse naturali. Totò, vanto di Caltabellotta, è da noi sentito come una potenza della natura.
Tutto ciò, per quanto bello, vero ed evidente, non è però scontato.
Infatti l’arte di Totò non è facile, né ruffiana, né di tendenza o alla moda.
Anzi, è tutt’altro. È arte senza compromessi; dura, asciutta, sobria, ascetica, tagliente, introversa, intimistica, tenebrosa, enigmatica, austera ma è anche espressione malinconica, struggente, sublime e romantica. In tutto questo, infine, è arte sempre fieramente elegante.
In tal senso l’opera del maestro Salvatore Rizzuti non è commerciale e non è popolare e non sarebbe popolare nemmeno l’uomo, giacché egli stesso è autenticamente come la sua opera. Egli è come appare! È così durante il suo fare artistico, cioè quando lavora, ed è così nell’esito finale delle sue opere, le quali tradiscono sempre la loro discendenza paterna. Dunque si può affermare che c’è identità tra l’uomo e l’artista; anche questo, in altri casi, non è affatto scontato. Tale circostanza basterebbe da sola a collocare il nostro artista in una dimensione inarrivabile ai più, dove non può esserci una facile comunicazione tra un ispirato agire poetico e un normale sentire popolare.
Nell’arte di Salvatore Rizzuti c’è un non so che di terribilmente portentoso, come una immane e arcana forza primigenia che incanta, immobilizza, rapisce e stordisce l’osservatore. E c’è qualcosa di ugualmente prodigioso e terribile in Caltabellotta, che da sempre ha facile gioco dei visitatori e dei suoi abitanti, allo stesso modo pietrificati dal suo magico fascino.
Inaspettatamente, allora, si potrebbe azzardare un’ipotesi che spiega l’affinità e l’amicizia che i caltabellottesi nutrono per l’inarrivabile artista e per la sua arte. Il maestro sente empaticamente, e molto chiaramente, l’arcano che abita il suo paese e lo costituisce a fondamento della sua opera, la quale si rivela tangibilmente come una possente e persuasiva figurazione scolpita.
In tal senso l’arte di Salvatore/Totò è il frutto più bello della nostra terra ed è fatta della stessa sostanza materiale e immateriale. Le terre, i legni, le pietre, i metalli. I suoni, i colori, gli odori, le sensazioni. Il mito, la storia, la fede, la tradizione. Natura e cultura di Caltabellotta, l’essenza stessa del Genius Loci, sono condensate mirabilmente nell’opera del maestro. Le tensioni e le forze in gioco sono enormi e la lotta per forgiare la materia è combattuta stoicamente. Lo dimostrano le oltre cinquecento sculture realizzate in cinquant’anni, quasi un’opera ogni mese. Una fiamma che arde e alimenta la creatività del nostro maestro da quando era un bambino e che oggi divampa con crescente intensità. Totò ha trovato in Caltabellotta la sua musa inquietante.
Caltabellotta ha trovato in Totò il suo ispirato cantore. È una unione che non si spiega ma che invece si sente. È un profondo legame tra la natura e l’uomo, tra la materia e lo spirito. L’esito è davanti a noi, evidente, emozionante, toccante, come solo l’arte più autentica può esserlo.
Tale sodalizio ha trovato una prima ufficializzazione nel 2011, quando il maestro ha sentito di donare al paese la sua opera Vespro siciliano, la quale, chiaramente, è profondamente legata alla Pace di Caltabellotta del 1302. In quella occasione, che tutti ricordiamo anche per una mostra retrospettiva dal successo eclatante, l’Amministrazione comunale e il Consiglio cittadino hanno preso un impegno solenne: custodire, valorizzare, tramandare il Vespro siciliano alle future generazioni, riconoscendo in esso, oltre il valore artistico, anche una parte importante dell’identità collettiva e della memoria storica. Nacque così un monumento. Non capita ogni giorno.
A partire da quell’esperienza, e considerata l’amorevole e ancestrale unione tra Salvatore Rizzuti e Caltabellotta, non si poteva più rimandare questo momento.
Eccoci qua, dunque!
Finalmente a Caltabellotta oggi, in un’epoca di vacche magre, s’inaugura il Museo Salvatore Rizzuti. Con tutti gli sforzi e la sensibilità di amministratori, consiglieri, e sostenitori, il museo non si sarebbe potuto concretizzare senza la generosità del maestro Rizzuti. Tutte le opere esposte sono infatti il frutto di una donazione. Viste le premesse, quelle della unione tra la terra e il poeta di cui abbiamo già detto, tale dono sembra quasi connotarsi di sacro.
L’ho detto, Amen!
La parola è grossa ma non è detta a caso. I frutti più belli di questo matrimonio sono finalmente a casa. Altri frutti verranno generati dai loro semi.
Concludendo, è inutile e superfluo affrontare qui un’analisi delle opere, essendo l’iconografia chiara, l’iconologia che raramente complessa, le tecniche artistiche ancor più chiaramente meritevoli di approfondimenti che non si possono affrontare in poche righe.
Una valutazione possibile, oltre che doverosa, riguarda però il museo che oggi s’inaugura.
Esso non è soltanto l’occasione con la quale l’Amministrazione e il Consiglio comunale, con grande impegno, va detto, celebrano il maestro Salvatore Rizzuti per essersi così ben distinto nelle arti e per avere portato ovunque in Italia e nel mondo, insieme al suo prestigio personale, anche il nome di Caltabellotta.
Questo museo è soprattutto una risorsa culturale di alto livello. È un investimento in opere d’arte di grande valore, è un tesoro per le prossime generazioni. È un dono alla collettività, sentito e autentico, per una speranza di futuro. Tale gesto ci giunge in un momento di grandi difficoltà economiche e d’impoverimento culturale e sociale, aggravato dal forte calo demografico. Oltre alla generosità, quindi, vanno debitamente considerate la sensibilità e l’opportunità.
Con questa donazione il nostro caro Totò ha realizzato l’opera d’arte più bella. Un’opera d’arte per Caltabellotta, che forse può essere letta in soccorso di Caltabellotta. In tale senso il valore di questo museo è molto di più della sommatoria delle opere che contiene. Credo che il suo messaggio arrivi forte e chiaro!
Teniamocelo caro, come caro ci è il nostro Totò.
Sarà di buon auspicio!

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Salvatore Rizzuti o, se preferite, Totò Rizzuti